Signora e buttanissima Sicilia

– Pronto !- Amour ciao, che fai?

– Sono solo a casa, in mutande e a piedi scalzi

– Anch’io, ma fra un po’ mi preparo per uscire a cena

Che visione poco elegante, alle 19.00 di un sabato estivo, quella di due cugini a più di mille chilometri di distanza che hanno lo stesso fare e sentire, ma credo non le stesse mutande.

Poco importa visto che il discorso si accende sugli ultimi eventi palermitani.

– Si certo che ho visto le foto degli eventi di “Alta sartorialitá” , ho anche sorriso soddisfatta.

– Non sai le polemiche qui a Palermo, che in questo momento splende di bellezza, sará la trovata della “Capitale della Cultura?”

– Ma no, é che i Siciliani s’hannu a lamintari sempri.

– Chi camurria e iu chi speru possa tornare agli antichi albori.

– S’hannu a susiri e faticari.

– Mi veni ‘na raggia o cori.

Continua la chiacchierata un po’ in dialetto e un po’ nell’ampollosa cantilena di citazioni, personaggi e miti.

Come se la storia continuasse a graffiare il presente, tatuare l’odierno con leggende e tradizioni.

In questo, la chermesse d’alta moda promossa per quattro giorni da Dolce e Gabbana a Palermo nei siti più rinomati, é stata una meravigliosa celebrazione dei fasti siciliani.

Abiti e gioielli, difficili da indossare e forse acquistare, hanno sottolineato la letteratura, la religiositá, l’arte, la cucina, i colori e i suoni, usanze popolari, l’amore e la bellezza.

La Sicilia come femmina perfetta, sinuosa e seducente, muta e caparbia, desiderio e preghiera, coperta di opulenza narrativa, generosa, altera.

Mai più il peccato di una coppola, di baffi, lupare, di veli neri, di lacrime scomposte, di bumme e ricatti.

Solo splendore!

Però, i lamintusi da chiazza, i perbenisti, gli aristocratici decaduti, i rinisciuti, non hanno legato le lingue taglienti e soprattutto non hanno ringraziato. 

Si sono preoccupati del traffico interrotto dalla chiusura delle arterie principali, del popolo non invitato, do parrinu che ha aperto il Duomo di Monreale col Cristo Pantocrito che ammisca u sangu, non hanno fatto caso alla tacita beneficienza per ristrutturare, aiutare famiglie e vestire bambini, non hanno neanche capito che “l’invasore” ha portato ricchezza e fama, una spolverata al Sud tanto amato e che soccombe sotto se stesso.

Palermo sollazzata dalla mano felice di Federico II di Svevia, fantasma riscattato dalla vanitá certo, ma tutta sicula.

Ora mi direte che sono noiosa, che parlo sempre della mia terra, e chistu e chiddu (questo e quello), ma questa buttanissima Sicilia si deve vivere.

Aprite le strade, asfaltatele, aprite le porte di ogni villa e palazzo, se cadono restaurateli, fornite le spiagge di ogni comfort e delle riserve fatene gioie preziose, battetevi per la continuitá territoriale, difendetela questa perla!

Scegliete il giusto governatore, che abbia la terra nelle scarpe e il mare negli occhi, che sia geloso di tutta la sua casa e soprattutto orgoglioso.
Grazie a Dolce & Gabbana e al loro rispetto per la Donna, madre, amante, moglie e isola.

12 Comments

  1. Bello…e giusto!!! La Sicilia, intesa come concetto e rappresentazione, deve sempre fare i conti con chi ha interesse a conservarla come uno spazio per pochi e un recinto per molti…

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  2. Titti,
    ho letto con femminile curiosità il tuo articolo sulla nostra terra di Sicilia e, con veemenza arabeggiante e passione spagnola, l’ho gustato come un macaron francese. La Sicilia, Palermo bizantina, araba, normanna, francese, spagnola ed ancora Agrigento ed i suoi templi ….. mi sovviene “qui è la chiave di tutto” di goethiana memoria. L’isola-mondo, la Sicilia.
    Spiegalo ai siciliani prima e agli italiani poi.
    Mi piace il tuo blog. Siciliamenti !

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