Pierpaolo Mandetta – Restiamo umani

Poi arriva Pierpaolo Mandetta, classe 1987, con le sue corse da Salerno a Milano e viceversa, a riempire pagine di vita quotidiana con l’esplosione dei colori tutta meridionale e sembra quel raggio caldo, che tra il serio e il faceto, quieta i dubbi esistenziali, di donne e uomini, del nostro tempo.
In mezzo a tutte ‘ste parole, che fanno concetti, pareri, racconti e leggende, emerge la bella poesia dell’anima in un linguaggio semplice e immediato che scortica tutte le inutili sovrastrutture del cluster noiosoculturale.
Si, è “bell’assaje” scoprirsi unici ed emozionati pionieri di verità, anche nella teatralitá della sorpresa.
Pierpaolo ci riesce con ” Dillo tu a mammá”, edito Rizzoli, in uscita l’11 Maggio ed emoziona, tradisce il sorriso con la riflessione, abbraccia esistenze, ironizza con “serietá” 
Non l’ho ancora incontrato, non ci siamo guardati in faccia o riso a crepapelle e neanche abbiamo bevuto un caffè davanti alle nostre riflessioni. 

Gli ho chiesto, sfiorandogli appena un braccio, di fare una chiacchierata e cosi é stato.

1) dal Sud al Nord con biglietto di andata e ritorno, esistono ancora gli stereotipi che dividono l’Italia in due o forse riusciremo a ridere delle differenze e farne un punto di forza? 
– Esistono eccome, e meno male! Quando faccio dei post umoristici sugli stereotipi tra Nord e Sud, alcune persone s’incazzano, come se si sentissero accusate, come se volessero normalizzarsi e uscire fuori da quei contesti. Io invece credo fortemente che le differenze siano ciò che arricchisce un paese. Che sia un dialetto, un modo di fare grottesco, l’usanza di mangiare troppo o poco, un tipo di abbigliamento. Se fossimo un’intera nazione di gente tutta uguale, perderemmo l’individualità, la nostra anima. I palazzi signorili e composti di Milano e i panni stesi sui balconi sgarrupati di Napoli devono continuare a esistere. Sono il motivo per cui viaggiamo e scopriamo, per cui essere curiosi e scattare foto. Gli stereotipi non dividono l’Italia, ma la rendono un posto pieno di tradizione e ricordi.

2) che mondo è questo?
Un mondo abitato da tante gente stanca che sogna di essere felice, in mano a un branco di regnanti stronzi che fanno la guerra, depredano terre, affamano continenti, fomentano l’odio, distruggono la natura.
3) da blogger a scrittore. Nel primo caso anche una rubrica “la posta del cuore” e nel secondo con “Dillo tu a mammá” una storia tutta core, passione e meridione. Di cosa hanno bisogno i lettori per emozionarsi ?
– Credo che vogliano sentirsi partecipi. C’è bisogno di storie che raccontano di noi, di quello che abbiamo passato, di cose reali. Siamo assuefatti dalle fiction, dalla fantascienza, dalle promesse di amori perfetti. Ma nelle nostre vite disgraziate facciamo i conti con bugie deludenti, figli ostili, lavori precari, limiti e smagliature. Dobbiamo omaggiare queste realtà, apprezzarle, e vivere meno nelle fantasie in cui tutto è migliore a ogni costo. Anche le nostre vite così così possono essere fantastiche.
4) lo so che hai stretto il libro fresco di stampa tra le mani ma non so qual è stato il tuo primo pensiero. Vorresti dirmelo?
– Questo romanzo l’ho scritto per rendere fieri mamma e papà, e il primo pensiero è stato sentirmi in pace con quel desiderio.
5) sono sempre più convinta che rubiamo tempo e valore alla conoscenza e alle relazioni usando social network o chat, creando un linguaggio o personaggi a volte non rispondenti alla realtà. Temiamo l’eventualità del coinvolgimento sentimentale, qualunque esso sia, o guardarsi negli occhi non é più di moda?
– Stiamo diventando vigliacchi, è vero. Prima lo eravamo, scrivevamo sms d’amore perché dal vivo era difficile uguale, ma oggi abbiamo davvero troppe protezioni che cullano le nostre paure e ci permettono di scappare sempre. Non è un ragionamento da anziani: se non ce ne rendiamo conto, finiamo per assumere comportamenti virtuali nel mondo realee nella quotidianità. Fare sempre meno dell’educazione, della pazienza, del coraggio, della volontà di spirito, del desiderio di uscire e mettersi in gioco. Sono virtù che il virtuale filtra e scarta, perché basta un click per tutto e non dobbiamo mai metterci in gioco. Restiamo umani.

Quale finale migliore? Restiamo umani!!
Io spero di potervi presentare Pierpaolo Mandetta con ” Dillo tu a mammá” , mooooolto presto.

Accattativillo!

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